Come racconta il bellissimo servizio Dataroom di Milena Gabanelli, “A cavallo del 1970, l’Afghanistan era una meta turistica per tanti europei….”
“Arrivavano in Land Rover o con i pullmini Volkswagen sulla via per l’Oriente. Molti cercavano la spiritualità indiana, ma a volte si accontentavano della marijuana afghana.
Si scrivevano guide turistiche, cataloghi sui tesori d’arte di Kabul. C’erano alberghi, ostelli, guest house e i viaggiatori raccontavano della straordinaria ospitalità ricevuta. “
Herat, Jalalabad, Kandahar, Khost e Marar-I-Sharif sono le cinque città, per le quali – su incarico degli amici di ARS Progetti, guidati dall’0ttima Silvia – a cavallo tra il 2019 e il 2020 ho avuto modo di elaborare le cost-benefit analysis di un centinaio di micro-progetti infrastrutturali, promossi dalla World Bank.
Tra i più interessanti, i women park, parchi per donne e bambini finalizzati a favorire l’emancipazione femminile in un paese che, dall’invasione sovietica del ’79 in poi, ha conosciuto la Guerra Civile (1992-1996) e la guerra al terrorismo (dal 2001 a oggi), che hanno generato oltre 8 milioni tra profughi e sfollati.
La pandemia da Covid-19 ci ha impedito di effettuare i sopralluoghi e gli incontri – già resi problematici dalle precarie condizioni di sicurezza. Mi sono dunque dovuto accontentare di vivere i luoghi attraverso i racconti di Lorenzo, l’urbanista modenese con il quale ho condiviso alcuni delle progettualità….tra questi mi resta il ricordo dei suoi “antichi” viaggi in pullman da Bologna a Kabul.
Dai suoi consigli sono però riuscito a recuperare online una delle ultime e sempre più rare copie dell’interessantissima edizione 1980 di “Afghanistan”, dell’antropologo Louis Dupree, il quale narrava – ancora in un’ottica turistica – dei principali fattori che nel corso dei secoli hanno influenzato la storia, società e cultura afghana.