Dal 13 al 15 marzo si è svolta all’Università di Birzeit, in Palestina, la Conferenza internazionale su Archeologia e Turismo. E’ stata l’occasione per discutere dei risultati del programma di sviluppo del turismo rurale qui promosso dalla Banca Mondiale.
Oltre a coordinare una interessante sessione sul turismo sostenibile nelle comunità locali, ho avuto il piacere di presentare le attività svolte nell’ambito del corso di laurea in Archeologia, dove sono stati inseriti alcuni nuovi corsi sul turismo, che hanno riscosso un notevole interesse da parte degli studenti, provenienti per lo più dalle città di Ramallah (di fatto la capitale amministrativo dello stato Palestinese), Betlemme e Gerusalemme.
Si tratta, in particolare, dei corsi di Introduction to Tourism, EcoTourism, Small Tourism Enterprises Management, Introduction to Cultural Heritage Resource Management, Practicum in Tourism Resources. Mi piace ricordare anche gli ottimi docenti che con grande passione stanno contribuendo al successo dell’iniziativa: Dr. Hussein Al-Rimmawi, Dr. Ahmed Alnobani, Prof. Maisa Barbar, Prof. Nazmi Al Jubeh e naturalmente il Prof. Hamed Salem, anima ed ideatore del progetto finanziato dalla World Bank. Senza dimenticare Yasmin Jaghab, project manager del progetto e dottoranda proprio in turismo rurale all’Università.
La sfida è tutt’altro che semplice e ci vorrebbe ben altro che un blog per descrivere la complessa situazione dei territori occupati della Cisgiordania, divisi in tre ambiti (zone A, B e C) a seconda del controllo politico/militare esercitato dallo stato israeliano. Le zone “A”, quasi tutte piccole enclave, sono controllate interamente dall’Autorità Nazionale Palestinese (ANP); le zone “B” sono sotto il controllo civile dell’ANP e militare israeliano; quelle “C”, che comprendono tutte le nuove e crescenti colonie, sono interamente controllate dagli israeliani.
Lo sviluppo turistico, in questa parte del mondo che comprende le più importanti memorie del Vangelo e della fede cristiana, oltre che numerosi episodi del monachesimo e delle successive vicende dei confronti tra crociati e musulmani, è reso oltremodo complesso dagli impedimenti posti da Israele alla valorizzazione dei siti archeologici, delle coltivazioni e anche solo all’utilizzo dell’acqua. Per non parlare dei check-point e del muro che divide le comunità locali e rende complicatissimi gli spostamenti.
Nonostante tutto mi piace ricordare due belle esperienze che trasferiscono un messaggio di ottimismo:
L’Ibrahim Pact (il Cammino di Abramo)
NEPTO – Network for Experiential Palestinian Tourism Organization (la rete di organizzazioni turistiche “esperienziali” della Palestina), che promuove tra l’altro i Sufi Trails.